BOZZA
RELAZIONE
DEL CONSIGLIO NAZIONALE
Un benvenuto a tutte le delegate, i delegati, ai
Presidenti, agli ospiti e alle autorità che sono convenute alla nostra
assemblea annuale.
Un ringraziamento ai nostri ospiti: all'Avis
regionale di Puglia, all'Avis provinciale di Lecce e all'Avis locale che si
sono prodigati per assicurarci un gradevole soggiorno..
Un pensiero affettuoso e grato agli avisini
scomparsi in quest'ultimo anno perché ciascuno ha contribuito a fare grande
questa nostra associazione.
Il titolo dell'assemblea di quest'anno "Un sistema in evoluzione: Avis tra piano
plasma, riforma del Terzo Settore e
buone pratiche" introduce l'atteggiamento con cui ci
accingiamo ad affrontare questi tre giorni: una tensione verso il futuro con direttrici
già segnate come appunto gli obiettivi del primo Piano Plasma Nazionale e i
nuovi confini del volontariato all'interno del
Codice del Terzo Settore, ma anche con direttrici
che dobbiamo individuare e condividere come quelle della riforma del nostro
statuto tra unitarietà e autonomia, la governance
associativa che meglio garantisca partecipazione, democraticità ed efficienza
ma anche l'evoluzione della nostra organizzazione territoriale tra LEA, Sistema
trasfusionale nazionale e federalismo sanitario.
Altro tema ineludibile di questa assemblea è
quello del recupero di armonia e
condivisione intorno al nostro patto associativo per trovare soluzioni
unitarie rispetto a due obiettivi che oggi
focalizzano l'Associazione - o almeno la sua dirigenza - e che sono: il desiderio di discontinuità nei metodi e nei
criteri di governance e la volontà di coerenza
rispetto al percorso sviluppato in questi anni. La potenzialità di questi
due obiettivi non può che creare un ambiente propositivo e scenari nuovi ma
purtroppo è stata finora frenata da un'occasione mancata: la costruzione di una
squadra di governo associativo unitaria e dalla messa in discussione del ruolo
della Presidenza a seguito delle vicende legate ad un'inchiesta giornalistica,
che ha coinvolto un ormai ex membro dell'Esecutivo Nazionale.
La situazione di crisi che si è venuta a creare ha
provocato un confronto politico molto
franco e duro all'interno del Consiglio Nazionale e tra alcune Avis Regionali e
la Presidenza Nazionale. Fin dall'inizio tutte le parti hanno fatto
prevalere la volontà di salvaguardare l'immagine associativa e di difendere la
reputazione di Avis, affrontando in maniera coordinata la comunicazione esterna
ed avviando una serie di iniziative per cercare di risolvere le problematiche
emerse. È proprio su quest'ultime che si sono riscontrate le posizioni
differenti: da un lato si è ritenuto di dover garantire la continuità di
governo di Avis Nazionale e di procedere con un percorso di approfondimento
della situazione e di condivisione anche locale delle soluzioni da
intraprendere, dall'altro si è ritenuto che sarebbe stato più opportuno che
il Presidente si assumesse tutta la responsabilità
politica del coinvolgimento di Avis Nazionale dando le dimissioni e che si
attuassero delle misure straordinarie per garantire il controllo della
situazione di crisi e applicare delle immediate
misure correttive. Le accuse sono state di connivenza, scarsa
trasparenza, inerzia mentre la difesa è stata quella della non conoscenza dei
fatti specifici e di alcune condizioni di conflitto di interessi, di una
problematicità regionale solo genericamente nota ai più ma perdurante da anni e
comunque di una impossibilità di generalizzare gli addebiti e di attuare
provvedimenti compatibili con la normativa vigente. Il "braccio di
ferro" che si è creato tra i due gruppi ha portato alla presentazione di
una mozione di sfiducia verso il Presidente che è stata discussa in 2 sedute
del Consiglio Nazionale, arrivando alla conclusione che fosse prioritario salvaguardare l'unitarietà
associativa pur nella diversità delle opinioni. È stata così ritirata la
mozione di sfiducia a fronte dell'impegno del Presidente Nazionale di
dimettersi dopo questa Assemblea, avviando nel frattempo le attività di una
Commissione consigliare di trasparenza per approfondire le situazioni non
chiare e dare il tempo al Consiglio Nazionale e alla Consulta dei Presidenti
regionali di sviluppare un percorso politico che porti l'Associazione a una
soluzione condivisa. Questa decisione ha parzialmente migliorato il clima
politico all'interno del Consiglio Nazionale e favorito il dialogo e il
confronto pur persistendo differenti valutazioni e proposte. L'obiettivo comune è quello di recuperare un governo unitario e autorevole
di Avis, garantendo un'azione efficace e adeguata rispetto alle tante sfide
interne ed esterne che si devono affrontare. Anche il dibattito di questi
giorni dovrà contribuire a questa "ripartenza".
Un'altra questione politica interna che il
Consiglio Nazionale sta affrontando è quello dei rapporti con la Consulta dei Presidenti regionali. È chiaro a tutti
che si tratta di due organismi associativi con differenti compiti e
prerogative, che possono e devono collaborare per raggiungere gli obiettivi che
si delineano in sede assembleare. Al termine della scorsa Assemblea Nazionale,
i Presidenti regionali hanno presentato un documento programmatico come
contributo all'azione di governo di Avis Nazionale focalizzando quelli che
ritenevano gli ambiti strategici. Successivamente hanno interloquito con
l'Esecutivo e con il Consiglio Nazionali per rappresentare le legittime istanze
delle Avis Regionali, dare il loro apporto programmatico e fare chiarezza sulle
reciproche competenze. Non sempre questa relazione si è dimostrata efficace e
condivisa ma riteniamo che ora si sia trovata una prassi soddisfacente che vede
il coinvolgimento preventivo della Consulta dei Presidenti regionali sugli
argomenti più rilevanti trattati dal Consiglio Nazionale e la ricerca di un
consenso e di un coordinamento rispetto alle attività concorrenti. Entro l'anno
si dovrebbe organizzare una Conferenza
programmatica che è stata individuata come uno strumento adeguato per poter lavorare assieme e al meglio. Gli obiettivi sono
quelli di avere dei progetti comuni e di collaborare con le Avis regionali
utilizzando procedure e modalità omogenee su tutto il territorio nazionale.
Pur in questo clima turbolento non siamo comunque
rimasti "con le mani in mano". Avis
Nazionale ha lavorato su diversi fronti. Abbiamo avviato un'attività di ascolto del territorio,
organizzando incontri con i referenti di varie aree: Servizio civile,
Protezione civile, Collegi giurisdizionali, Unità di raccolta, Comunicazione,
Bilancio sociale.
Sono stati programmati due seminari, a Roma e a
Milano, sul nuovo regolamento privacy, che è entrato in vigore il 25 maggio
2016 e si applicherà in tutti gli Stati membri a partire dal 25 maggio 2018,
termine entro il quale le aziende dovranno adeguarsi alla nuova legge sulla
privacy.
È stato riattivato il Comitato medico nazionale e programmati 2 corsi ECM (uno realizzato
il 28 aprile) per il personale sanitario delle nostre Unità di raccolta.
Si è concluso il percorso per la modifica del progetto di Colonna mobile Avis
nel quadro della Protezione Civile.
Proseguono le collaborazioni
internazionali attraverso i progetti Sud America con FIODS, Transpose con l'Unione Europea e la collaborazione con
l'Istituto Italo Latino Americano (IILA). Possiamo
vantare la conferma del nostro rappresentante Gianfranco Massaro alla guida di
FIODS come riconoscimento del ruolo italiano all'interno del panorama mondiale
delle organizzazioni dei donatori volontari del sangue.
Sono in fase di avvio il progetto ForMe sulle buone pratiche, il progetto BePresilient
(Progetto di sensibilizzazione sulla gestione dell'emergenza e sulla donazione
di sangue regolare e periodica) con il Rotary e il Rotaract,
la sperimentazione del progetto CQA
(Codice, Qualità, Autocontrollo) con il Forum Terzo Settore, il progetto "Buone prassi e comunicazione in
rete" con gli uffici stampa delle Avis regionali.
Si sta programmando la celebrazione dei 40 anni della Legge 833/78 , quella di istituzione del
Servizio Sanitario Nazionale con le
Associazioni del dono e Civis.
Sono state sottoscritte
3 convenzioni con la Federazione Rugby, Adoces e
Associazione nazionale aeronautica.
È in fase di sottoscrizione il protocollo d’intesa con il
Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca e, nell’ambito di questa
collaborazione, abbiamo presentato il progetto
Rosso sorriso.2 e il fumetto Il colore della vita sulla storia del nostro fondatore il dottor Formentano.
Stiamo lavorando per una riedizione aggiornata della Guida alla Cittadinanza Attiva in
occasione dei 70 anni della nostra Costituzione.
Rispetto alla comunicazione, in attesa di un piano
condiviso con le Avis regionali, abbiamo riformato
il nostro periodico Avis SOS portandolo
sul web con un'edizione settimanale e riservando la forma cartacea ad una
selezione di notizie con cadenza almeno quadrimestrale. Stiamo rafforzando il lavoro sui
social con l'obiettivo di accrescere la nostra attività su Facebook,
Twitter, Instagram e Linkedl e di migliorare il
palinsesto del web radio. Stiamo promuovendo
anche l'adozione graduale di indici comuni
(@avis.it) per tutta l'associazione.
È stata avviata la progettazione
per il prossimo bando del Servizio Civile Nazionale. Nell’ultimo progetto
sono stati coinvolti ben n.358 giovani e n.283 sedi Avis territoriali. È stata
intensificata l'attività di formazione per i nostri operatori locali di progetto (OLP) e
stiamo iniziando una riflessione per passare dal Servizio civile nazionale a
quello universale. Ci piace informare che un paio di grandi associazioni
nazionali hanno chiesto la nostra collaborazione per gestire questa attività.
Si sta definendo il progetto per la
ristrutturazione della sede nazionale così che si possa avere a disposizione
una struttura più funzionale per i dipendenti e dotata di una sala riunioni che
possa accogliere 80 persone.
È stata rinnovata la Consulta Giovani che ha sta proseguendo l'attività di
sensibilizzazione e formazione itinerante sul territorio. Tra queste iniziative
vogliamo segnalare il Forum intergenerazionale di Ancona: una bella
esperienza di confronto e condivisione tra i rappresentanti della storia e
della tradizione associative e quelli della sua attualità e del suo futuro. Un
evento che sarebbe opportuno diffondere e replicare perché foriero di
consapevolezza e continuità per l'associazione.
I rapporti con la nostra
partecipata, Emoservizi, sono improntati alla massima
collaborazione. L'ampliamento della compagine sociale ha portato ad avere la
rappresentanza di tutte le regioni. Gli obiettivi futuri sono quelli di
definire meglio l'utilizzo del logo all'interno dei rapporti istituzionali
, promuovere e qualificare l'offerta di materiali e servizi, favorire
maggior efficienza per ribaltarne i benefici sulle Avis territoriali,
migliorare il coordinamento nelle iniziative e nelle proposte.
Il 90° anniversario è stato una grande occasione per riflettere sulla
storia dell’Associazione ma anche sulle prospettive future. In questo senso, le
ricerche prodotte e gli eventi realizzati hanno avuto sia momenti di
celebrazione sia di riflessione sulla storia di AVIS e sul suo futuro. Nello specifico, nell’ambito delle
ricerche/pubblicazioni ricordiamo:
Occorre poi segnalare altri momenti
istituzionali quali:
In ambito più strettamente
legato alla comunicazione, segnaliamo:
LA CAMPAGNA “NOMI”
LA CAMPAGNA DIALETTI
L’ALFABETO DELLA SOLIDARIETÀ
IL VIDEO “90 ANNI IN 90 SECONDI”
Partendo dal quadro di riferimento dei dati
raccolti segnaliamo che la nostra forza
associativa continua ad esprimersi con numeri importanti: i soci attivi
sono 1.278.241(dati 2017 non definitivi) e quelli complessivi sono 1.319.671
(dati 2017 non definitivi). Si conferma la crescita delle realtà associative
del Sud - Isole mentre si consolida la nostra presenza al Centro – Nord.
La capacità
attrattiva di Avis rispetto ai nuovi donatori rimane sempre molto buona,
con una media nazionale di incidenza dei nuovi iscritti sul totale soci del
9,9%, anche se l'impegno profuso per ottenere ogni singolo nuovo donatore
periodico è molto rilevante e prima di aver successo è sottoposto a più
variabili, talvolta non dipendenti dalla nostra azione (ad esempio: difficoltà
nel completare l'iter di prima idoneità, tempi lunghi nelle comunicazioni
all'aspirante donatore e all'associazione, disservizi in occasione della donazione).
La scelta associativa di puntare sulla prima donazione differita
come strumento di maggior sensibilizzazione e fidelizzazione si sta dimostrando corretta e giustificata
se si valutano le percentuali di donatori che si trasformano in periodici rispetto
alle prime donazioni non differite.
|
2015
|
2016
|
ASPIRANTI DONATORI
|
190.896
|
201.094
|
DONATORI ALLA PRIMA DONAZIONE DIFFERITA
|
119.386
|
125.597
|
Dei
quali hanno ridonato almeno una volta
|
36%
|
35%
|
DONATORI ALLA PRIMA
DONAZIONE NON
DIFFERITA
|
266.739
|
276.151
|
di
cui hanno ridonato almeno una volta
|
14%
|
15%
|
TOTALE NUOVI DONATORI
|
386.125
|
401.748
|
Fonte: dati preliminari Centro Nazionale Sangue
Con questa
affermazione non intendiamo tacere le buone pratiche di alcune Avis regionali
che comunque riescono a garantire un'analoga fidelizzazione partendo dalla
prima donazione non differita ma, di contro, sono sicuramente maggiori le
situazioni in cui questa metodologia di donazione si concretizza poi come
occasionale o è in realtà dedicata. Non vorremmo neppure che la scelta tra le
due modalità fosse influenzata da ragioni come la complessità organizzativa, il
formarsi di liste di attesa per la visita di idoneità o la presunta maggior
convenienza della raccolta non differita. Questa ultima affermazione non è vera
e non valorizza né prevede di sfruttare adeguatamente il nostro impegno di
sensibilizzazione e informazione dell'aspirante donatore. Pertanto, ribadiamo
la nostra preferenza per tale modalità di approccio all'aspirante donatore.
Per quanto concerne la raccolta, gli indici donazionali si mantengono stazionari per il sangue intero
permettendo di raccogliere nel 2017 1.737.811 sacche di sangue intero (dati non
definitivi) mentre la raccolta di plasma ha visto dei volumi in leggera
crescita.
Le criticità che dobbiamo rimarcare sono
prettamente due. La prima è il manifestarsi di ripetuti periodi di "emergenza sangue", specie nei mesi estivi.
Questo si può ricondurre a questioni sicuramente climatiche e ai periodi di
ferie ma anche alla scarsa efficacia dei nostri metodi di programmazione, alla
ridotta sensibilizzazione dei soci donatori rispetto questa questione,
all'assenza di piani di supporto interregionali o addirittura intra regionali
da parte dei sistemi
trasfusionali, alla scomparsa di
incentivi per questo obiettivo. La
nostra rincorsa a qualche passaggio televisivo o radiofonico per lanciare
appelli è utile ma sicuramente non previene le criticità né mette al riparo da
squilibri nella raccolta o dal subire i danni di inefficienze e/o
impreparazione organizzative. Abbiamo già suggerito di approntare per la
prossima stagione estiva un piano di comunicazione di concerto tra Istituzioni
nazionali, regionali e associative, e proposto un programma di attività a
supporto delle regioni carenti così da strutturare una vera e propria
prevenzione delle situazioni di emergenza. Ancor di più tali attività sono da
programmare se si pensa alle situazioni che si vengono a creare a causa della
presenza di zone ormai endemiche per il West Nile
Virus (WNV) o al possibile ripresentarsi di zone infestate dalla Chikungunya. Lo scorso anno la gravissima emergenza su Roma
è stata contenuta con un modello di
intervento che potremmo giudicare esemplare: regia unica del Centro
Nazionale Sangue, supporto interregionale ben programmato e monitorato,
coinvolgimento e coordinamento di tutti gli attori del sistema trasfusionale,
messa in atto di misure sanitarie specifiche se pur straordinarie per garantire
appropriatezza nelle richieste e nell'utilizzo
degli emocomponenti, introduzione di quarantene e test aggiuntivi. Noi
riteniamo che questo modello organizzativo da straordinario debba diventare
ordinario e che si debbano stanziare almeno le risorse per garantire
l'operatività dei servizi che possono dare supporto nei momenti più critici e
per diffondere l'utilizzo routinario di test sierologici come quello per il WNV
su tutto l'ambito nazionale.
La seconda criticità è, a nostro parere, la riduzione numerica
dei donatori che si rendono disponibili per la plasmaferesi. L'aumento del
volume raccolto, pur garantendo un incremento del plasma complessivo da inviare
alla lavorazione, ha avuto diverse ripercussioni: sui criteri di selezione dei
donatori con l'allontanamento dalla plasmaferesi di una platea di donatori
precedentemente molto coinvolta (donatori di sesso femminile, donatori di basso
peso e/o con scarse riserve di ferro), sul tempo della procedura che si è allungato di
circa 15-20 minuti. Suggeriamo, infine, di valutare con attenzione se tra
queste ripercussioni vi sia anche l'aumento degli eventi avversi.
Non ci possiamo comunque sottrarre dagli obiettivi del Piano Plasma Nazionale e,
pertanto, siamo a indicare alcuni percorsi: una miglior comunicazione e
sensibilizzazione verso la plasmaferesi e gli obiettivi del Piano per i nostri
donatori, l'aumento della proposta di effettuare la plasmaferesi alla prima
donazione (è addirittura più sicura!), la presentazione della possibilità di
sfruttare l'accesso prenotato alla procedura di aferesi con riduzione dei tempi
di attesa, l'incremento della tecnica della re-infusione post donazione per
poter coinvolgere donatori con criteri di selezione "limite",
l'incremento degli orari di apertura dei centri di raccolta. Una riflessione
dovrà essere fatta anche rispetto al modello organizzativo con cui affrontiamo
la questione plasmaferesi e cioè quale sia la modalità più efficiente di
utilizzo delle macchine (poli di raccolta dedicati, disponibilità orarie
maggiori o diverse ecc.) anche alla luce del lavoro di monitoraggio intrapreso
assieme al Centro Nazionale Sangue sulla congruità degli attuali rimborsi
associativi per la plasmaferesi. Come Avis Nazionale abbiamo raccolto l'invito
di molte Avis regionali a coordinare una
campagna di sensibilizzazione alla donazione di plasma e lavoreremo assieme
ad esse per la sua realizzazione e diffusione, a partire da un prodotto già
realizzato da Avis Marche e concessoci gratuitamente. Su questa iniziativa un
solo dubbio: il sistema trasfusionale può dare una risposta efficace
all'auspicato incremento dei donatori disponibili? Dobbiamo avere garanzie
altrimenti faremo crescere solo la frustrazione dei donatori e dei nostri
dirigenti associativi.
Apriamo qui la riflessione sul primo Piano Plasma Nazionale. È stato
pubblicato nel gennaio 2017, vale per il quinquennio 2016-2020 e ha come scopi
lo sviluppo della raccolta di plasma
nei Servizi trasfusionali e nelle Unità di raccolta, la promozione del
razionale ed appropriato utilizzo dei
farmaci plasmaderivati.
|
2015
|
2016
|
PLASMA totale Unità
|
3.030.725
|
3.009.929
|
plasma da scomposizione
|
2.536.850
|
2.546.431
|
plasma da plasmaferesi
|
411.202
|
390.494
|
plasma da aferesi multipla
|
82.673
|
73.004
|
|
|
|
%
plasma da aferesi inviato all'industria/ plasma totale inviato
all'industria
|
25,8
|
27,0
|
Fonte: dati preliminari Centro Nazionale Sangue
L'obiettivo finale è l'equilibrio quali - quantitativo
tra livelli di consumo, efficienza e produzione di plasma e farmaci
emoderivati. Il programma sottolinea il valore strategico dei plasmaderivati (c'è la necessità di affrancarci dal mercato
e soprattutto dal monopolio americano come produttore di materia prima) e
sostiene l'utilizzo prioritario dei medicinali plasmaderivati
ottenuti da plasma nazionale in conto lavorazione (le Regioni rimangono
proprietarie di tutta la materia prima e dei prodotti ottenuti mentre
l'industria è solo incaricata di lavorare il plasma) e la relativa
compensazione intra e interregionale. Gli obiettivi del Piano Plasma Nazionale
sono ambiziosi ma realizzabili e prevedono di uniformare l'indice di conferimento del plasma per il frazionamento
industriale su tutto il territorio nazionale.
Per alcune regioni questo significa dover
incrementare la loro raccolta fino al 40% in 5 anni mentre per altre solo
mantenere i livelli attuali. Siamo fiduciosi sulla realizzazione degli
obiettivi del Piano anche perché è stata programmata un'attività di stretto
monitoraggio delle sue fasi di avanzamento e si sta utilizzando lo strumento
delle aggregazioni regionali (4 sono
quelle realizzate). Le aggregazioni storiche (AIP - Accordo Interterregionale
Plasma - e Lombardia-Piemonte-Sardegna) hanno dimostrato di poter raggiungere
le masse critiche necessarie per garantire la continuità nella produzione e
nella distribuzione dei medicinali plasmaderivati, di
migliorare i livelli di autosufficienza di ciascuna regione, permettere le
compensazioni necessarie, condividere buone pratiche e comunque far crescere il
livello qualitativo dei sistemi trasfusionali coinvolti. A nostro parere, è
comunque opportuno che siano stabilite
regole comuni tra
le aggregazioni, che sia creata una
cabina di regia presso il Centro Nazionale Sangue per il coordinamento
delle attività e il raggiungimento degli obiettivi strategici del Piano e che
la rappresentanza delle Associazioni sia coinvolta nella gestione di questi
accordi fin dall'inizio ovvero dalla stesura dei capitolati di gara per poter
dare il proprio contributo rispetto a programmazione, monitoraggio e verifica.
In questo contesto ribadiamo che l'associazionismo ha un ruolo strategico in
primis nella valorizzazione culturale della
plasmaferesi presso il donatore che deve essere reso consapevole del
"plus" che gli chiediamo quando lo invitiamo a donare plasma. Questo
significa informare, motivare, rassicurare e fidelizzare il donatore. D'altro
canto, il nostro impegno per la
promozione della plasmaferesi implica un potenziamento del servizio di raccolta
che garantisca: ampia accessibilità, tempistiche adeguate, personale formato e
dedicato, congruità dei rimborsi per la raccolta associativa. Infine, deve
essere assicurata la completa
valorizzazione del dono attraverso programmi per far crescere
l'appropriatezza nell'utilizzo, garantire le compensazioni tra aggregazioni e
la beneficialità nell'utilizzo delle eccedenze.
Nel Piano è ribadito che il plasma è un bene etico in quanto derivante dalla donazione volontaria,
periodica, gratuita e che è strategico il ruolo dell'associazionismo sia nella
gestione del donatore sia nella programmazione delle attività. L'impegno per
l'autosufficienza nazionale è anche un contributo alla lotta contro i costi
sociali impliciti nel commercio del corpo perché di una forma di questo si
tratta quando si parla della cosiddetta compensazione per la "donazione di
plasma" fatta dalle Industrie farmaceutiche. Quei rimborsi - compensazioni
non devono essere riconducibili a uno stato di necessità, non devono avere un
valore monetario o cedibile, non possono essere incongrui o forfettari.
Significativo è stato il recepimento di questa nostra istanza da parte del
Legislatore all'interno del Codice del Terzo Settore quando all'articolo 17 comma
4 si dispone che la possibilità del
rimborso di spese autocertificate non si applichi alle attività di volontariato
aventi ad oggetto la donazione di sangue e di organi. Questa è la risposta
italiana alla diffusione in Europa della pratica della "compensazione"
a fronte delle presunte spese sostenute dal cosiddetto "donatore di
plasma" e che nulla ha a che vedere con la nostra giornata di riposo
compensativo post donazionale che, oltre ad essere
usufruita da solo il 20% dei donatori italiani (poco più di 346.000 nel 2016),
ha una motivazione di sicurezza sanitaria per il donatore e non prevede alcun
suo beneficio diretto. Certo è che dobbiamo garantire costanza di disponibilità del plasmaderivato
per l'ammalato e quindi dare la nostra massima disponibilità e impegnarci
coerentemente.

Fonte: Percentuale donatori in permesso sul totale
del numero dei donatori. Elaborazione AVIS Nazionale da dati INPS e CNS
Incidentalmente, abbiamo appena parlato di riposo
post donazionale, dobbiamo qui inserire una nostra
forte preoccupazione per le difficoltà
che hanno i lavoratori dipendenti donatori volontari di sangue ad ottenere il
permesso di andare a donare durante i giorni feriali. Talvolta questa non è
nemmeno una scelta personale ma una necessità per il donatore in quanto i
centri di raccolta sono aperti solo poche ore del mattino nei giorni feriali e
non dovunque né sempre nei giorni festivi. Stigmatizziamo, quindi, gli accordi
integrativi che non riconoscono quote di premialità a
dipendenti solo perché sono andati a donare più volte nel corso dell'anno e i
contratti che non permettono una flessibilità di orario o che impongono periodi
di preavviso per ottenere il permesso di andare a donare. Chiaramente, il lavoratore donatore nelle sue
decisioni non può non considerare le esigenze organizzative e produttive della
propria azienda ma è anche vero che ormai sempre più spesso risponde alle
chiamate programmate dai Servizi trasfusionali di riferimento e lo fa con
spirito di servizio e generosità. Non è possibile penalizzarlo né
condizionarlo! Nemmeno enfatizzando i comportamenti scorretti che
fortunatamente non sono numerosi né frequenti. Il problema potrebbe essere indirettamente
risolto ampliando gli orari di apertura dei centri di raccolta, aumentando le
aperture festive e avendo la pazienza di far metabolizzare ai donatori queste
novità ma ci preoccupa un mondo imprenditoriale e sindacale con delle strategie
contrattuali che non sanno tener conto di un bene comune come la disponibilità
di sangue per gli ammalati. È nelle nostre intenzioni chiedere alle realtà
imprenditoriali e sindacali, oltre che ai ministeri coinvolti, che vigilino
perché gli accordi che vengono sottoscritti non penalizzino chi compie un gesto
di solidarietà così importante quale il dono del sangue.
Passiamo ora ad affrontare le tematiche inerenti la riforma del Terzo
Settore. Si tratta di una riforma molto attesa e necessaria ma che è
rimasta incompiuta e, pertanto, sono ancora da comprenderne appieno
potenzialità, pregi e difetti. Abbiamo apprezzato la volontà di ridefinire
giuridicamente la grande galassia degli enti del terzo settore ma abbiamo il
timore che la peculiarità del volontario venga a confondersi nella complessità
del sistema, configurandosi come la presenza dei volontari negli enti del Terzo
Settore. Certamente il volontariato del dono del sangue possiede una
legislazione e delle normative specifiche ma la nostra associazione fa parte di
una rete sociale molto più ampia che ha necessità di mantenere chiare le sue
caratteristiche di assoluta gratuità
e utilità sociale da cui derivano la
sua reputazione e la sua credibilità. Altra novità importante della riforma è
l'introduzione dell'obbligo di
rendicontazione economica secondo schemi specifici e della pubblicazione
del bilancio sociale o di missione. Potrà sembrare una cosa
"pacifica" per la stragrande maggioranza delle nostre Avis ma
richiede formazione dei dirigenti e dei dipendenti, sistemi adeguati per la raccolta dati, organismi di controllo preparati.
Sappiamo che molte Avis sovraordinate si stanno attrezzando per fornire
consulenza o supporto alle loro socie e come Avis Nazionale cercheremo di
ottenere chiarezza rispetto alla moltitudine di schemi di rendicontazione che
ci vengono richiesti. Sul versante, invece, del Bilancio Sociale, Avis
Nazionale intende condividere questa esperienza rendendola patrimonio comune.
Il nostro dovrà essere il Bilancio
sociale di Avis. Chiaramente non si dovrà trattare di un altro documento di
carattere burocratico ma di uno strumento per far crescere l'associazione.
Lavorare al Bilancio sociale significa acquisire un metodo di lavoro e per Avis
Nazionale non può che essere la predisposizione di un sistema integrato e di un
percorso partecipativo. Il bilancio sociale ha varie dimensioni: comunicazione,
analisi, progettazione, verifica e politica. Nel realizzarlo vorremmo
coinvolgere gli avisini che hanno frequentato la scuola di alta formazione
della fondazione Campus così da continuare l'esperienza del gruppo e far
crescere la loro cultura associativa. Ultimo aspetto della riforma che vorremmo
sottolineare ma che approfondiremo domani è quello dell'opportunità che ci
viene data di vedere riconosciuta Avis
Nazionale come rete associativa nazionale. Questo riconoscimento permetterà
ad Avis Nazionale di essere più incisiva nei propri compiti di indirizzo,
coordinamento e supporto alle nostre associazioni e ci darà la possibilità di
essere l'organismo deputato al controllo del mantenimento dei requisiti per
l'iscrizione della Avis al Registro nazionale unico degli Enti del Terzo
Settore, controllo che sarebbe altrimenti compiuto da soggetti esterni. Questa
modifica non esaurisce il nostro impegno di riforma statutaria ma ne
costituisce solo il primo passo.
Affrontiamo, quindi, il tema della riforma statutaria per quanto non
concerne le modifiche obbligatorie richieste dalla riforma. È una richiesta che
si è reiterata negli anni ma che arriva solo ora a concretizzarsi per vari
motivi. Si parte dalla necessità di adeguarsi
ai cambiamenti istituzionali e dell'organizzazione sanitaria che si sono
susseguiti in questi anni: dobbiamo riorganizzaci rispetto ad aree
metropolitane, aree vaste e quanto altro, trovando le modalità più funzionali
di rappresentanza e operatività. Altro
aspetto da affrontare è quello della governance
associativa con la possibilità di ridefinire i rapporti e le competenze tra
Consiglio Nazionale e Avis Regionali e così a cascata in un sistema che possa
garantire unitarietà e autonomia. L'unitarietà
ci viene richiesta dalla nostra storia, dalla rete che abbiamo costruito negli
anni e, non ultimo, dall'operare all'interno di un sistema come quello
trasfusionale che ha obiettivi nazionali. Mantenere l'unitarietà non è cosa
semplice e richiede ben definiti strumenti di confronto democratico, di
programmazione condivisa e di coordinamento. Sono questi i ruoli che devono
essere assunti dalle realtà sovraordinate, insieme alla possibilità di fornire
servizi e competenze alle proprie associate in un'ottica di collaborazione,
efficienza ed economia di scala. In questo ambito vanno verificate la loro
composizione, la rappresentatività e le risorse da assegnargli. L'altro
aspetto: quello dell’autonomia è collegato in maniera imprescindibile alla
regionalizzazione della sanità, alle differenze culturali e socio
economiche dei nostri territori e, infine, anche alle nostre tradizioni
e costumi. La capillarità e l'integrazione nelle comunità sono dei punti di
forza di Avis. L'autonomia però non va scambiata con anarchia. Accanto ai molti aspetti positivi si è
registrato un aumento dei contenziosi e dei comportamenti anomali se non
irregolari all'interno dell'associazione. Da qui nasce l'esigenza di dotarsi di strumenti di controllo e di
difesa dei nostri valori, degli statuti e dei regolamenti. Questi strumenti
non sono attualmente assenti ma hanno dimostrato difficoltà di applicazione e/o
scarsa efficacia. Per quanto concerne Avis Nazionale crediamo che sia opportuno
mantenere i ruoli di rappresentanza istituzionale, programmazione strategica,
indirizzo, coordinamento e controllo ma anche di poter gestire un registro unico dei soci e avere un flusso informativo con la
trasmissione di dati / informazioni che riterremo necessari per dare una giusta
rappresentazione di Avis e gestire al meglio le attività di competenza. Dovremo
trovare le modalità più adeguate per realizzare questi
obiettivi alleggerendo il carico burocratico delle Avis territoriali magari
ottenendo collaborazioni o interazioni con le banche dati del sistema
trasfusionale che già possiedono molte delle informazioni che ci sono
necessarie. L'iter operativo che ci siamo proposti vede necessariamente un percorso di adeguamento statutario a
seguire per ciascun livello associativo, garantendo partecipazione e
condivisione pur se con dei tempi contingentati a causa della scadenza prevista
dalla legge e che ci vincola per l'iscrizione al Registro unico nazionale. Nei
mesi scorsi si era pensato ad un'elaborazione interna delle modifiche
statutarie poi risultata non percorribile pienamente, ci si era orientati verso
la rete associativa
nazionale di soci persone giuridiche per poi ritornare a riflettere sul valore
del socio persona fisica. C'è un grande lavoro da fare prendendoci tutto il
tempo che serve consci dell'importanza delle decisioni ma anche delle scadenze.
E' richiesto un impegno particolare per un momento
associativo particolare.
I rapporti
istituzionali ci stanno impegnando in un lavoro di ricostruzione delle
relazioni che ad ogni rinnovo di cariche si ripresenta ma che si è manifestato
particolarmente pesante in questa occasione. In ambito sanitario, l'impegno è
stato immediato a motivo dell'avvio dell'attività
di monitoraggio della convezione tra Sistema Sanitario Nazionale e Associazioni
dei donatori. Avis Nazionale, in collaborazione con Avis Lombardia, sta
coordinando la raccolta dei dati economici presso le realtà associative già
coinvolte nel precedente lavoro di analisi propedeutico alla decisione politica
sui rimborsi associativi. L'obiettivo è quello di dare un rendiconto uniforme
dei nostri bilanci, implementandolo rispetto a quanto richiesto dal Centro
Nazionale Sangue con dei costi, a nostro parere, non ben valutati o non
rilevabili rispetto agli analoghi bilanci delle strutture pubbliche che ci
fanno da benchmark. Questa rendicontazione verrà fatta validare
scientificamente da un'istituzione scientifica così da darle un valore ancor
più oggettivo. La ricognizione rispetto
all'applicazione della convenzione, che, ricordiamo, doveva essere unica e
immodificabile sul territorio nazionale, ha dato dei risultati purtroppo
scontati. Ci sono grandi differenze rispetto alla sua applicazione per quanto
riguarda i rimborsi, la fornitura di materiale, attrezzature e servizi ma anche
le tempistiche di erogazione dei rimborsi, le caratteristiche dei servizi
richiesti alle Unità di raccolta, la collaborazione tra queste e i Servizi
trasfusionali di riferimento, lo scambio dei dati e il flusso informativo. È un
quadro migliorato rispetto ad alcuni anni fa ma è comunque sconfortante.
Crescono le richieste di qualità e sicurezza e si tratta di richieste
sacrosante ma rimangono dei problemi e delle carenze del Sistema pubblico che
rendono difficile per alcune Avis anche solo svolgere le attività essenziali e
quotidiane. Ci dicono che riceviamo un rimborso più che adeguato ma noi
sappiamo come sia stato difficile l'adeguamento alle normative di legge (vedi
Privacy, sicurezza, trasparenza), ai requisiti minimi per le Unità di raccolta
e la costruzione dei sistemi qualità. Accusiamo la progressiva riduzione dei
collaboratori volontari e la necessità di utilizzare personale specializzato e
prodotti sempre più sofisticati per l'attività di sensibilizzazione,
proselitismo e fidelizzazione dei nostri donatori. Concordiamo con il
suggerimento di avviare una riorganizzazione
associativa che contribuisca a rendere la nostra rete più efficiente ed
efficace e non ci sottrarremo a ciò ma dobbiamo anche tutelare il nostro
principale patrimonio: i donatori. Questo ci impedisce di spingere troppo sulla
razionalizzazione della rete associativa (specie per i punti di raccolta),
sulla riduzione delle attività di servizio ai donatori e di partecipazione alle
iniziative delle nostre comunità locali. Sappiamo che le prospettive di
aggiornamento dei rimborsi sono poche e che ci si offrono soltanto le
opportunità dell'applicazione dell'allegato C o delle sperimentazioni
organizzative ma ribadiamo che si tratta di strumenti inadatti a raggiungere
l'obiettivo dell'uniformità di
trattamento dei donatori e forse anche al mantenimento dei livelli attuali
raccolta. Non vogliamo accampare scuse ma suscitare una presa di coscienza
comune: ci si deve impegnare tutti a migliorare.
Altra preoccupazione associativa è quella della tenuta dell'attuale sistema trasfusionale
nazionale.
Abbiamo già accennato alle differenti situazioni
regionali: riconosciamo l'impegno del Centro Nazionale Sangue nel perseguire
l'uniformità di trattamento per i donatori, auspichiamo una sempre maggiore
sinergia tra Centro Nazionale Sangue e Centri Regionali Sangue per garantire
l'omogeneità nell'organizzazione e il coordinamento per la programmazione ma le
problematiche sono ancora più vaste: la regionalizzazione sanitaria implica
organizzazioni diverse e il risultato sono servizi diversi. Il sistema italiano
con l'esclusività del percorso trasfusionale, il famoso "Da vena a
vena" è sempre meno sostenibile per carenza di risorse economiche e
professionali, incongruenze tra organizzazione della rete ospedaliera e rete
trasfusionale, scarse prospettive di carriera per i professionisti. Il quadro
normativo è di garanzia ma non viene applicato! Condividiamo questa analisi con
i professionisti della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e attraverso Civis stiamo preparando un documento politico che rilanci,
in sinergia e con concretezza, gli obiettivi di uniformità, qualità, sicurezza
e sviluppo del sistema trasfusionale. Dobbiamo tornare a parlare con i politici
facendo comprendere che il sistema trasfusionale funziona solo se funzionano
tutti, che crea valore economico per il Sistema Sanitario Nazionale, che
sviluppa capitale sociale ed è strategico rispetto alla gestione dei plasmaderivati. È conveniente investire su di esso! Ne va
della salute degli ammalati.
Nell'ambito del Terzo Settore, abbiamo accusato l'esclusione da alcuni dei
principali tavoli di rappresentanza, ingiustamente non vedendo riconosciuti il
nostro ruolo politico e il nostro peso associativo. Abbiamo, pertanto, avviato
un percorso di riposizionamento, sostenendo il nostro rappresentante Giorgio
Groppo alla guida di ConVol (Conferenza permanente
delle associazioni, federazioni e reti di volontariato) con un ambizioso
progetto di suo rilancio e stiamo presidiando gli organismi competenti per
essere reintegrati. Vogliamo vedere riconosciuto il nostro reale valore senza
autoreferenzialità o arroganza.
Infine, dal Consiglio Nazionale è scaturita una
riflessione sull'opportunità di rivolgere una sempre maggior attenzione alle attività di promozione del dono e di stili di
vita sani, all'educazione sanitaria e alla cultura del volontariato. Non
perché queste attività siano mai state ignorate ma perché si ritiene che negli
ultimi anni, a causa di una imponente riforma del sistema trasfusionale, ci si
sia focalizzati di più sugli aspetti sanitari. La raccolta associativa è un
nostro compito riconosciuto dalla legge ma si tratta di un'attività integrativa
rispetto a quella del Sistema Sanitario Nazionale. Oggi, a fronte di un'evoluzione del volontariato verso
forme di espressione più individualiste, occasionali ed informali, dobbiamo
concentrare i nostri sforzi sul far comprendere il valore del quello periodico
e organizzato, la sua valenza educativa sia personale sia sociale e il suo
ruolo strategico nel rafforzare la coesione sociale e creare capitale sociale.
Non è un compito semplice anche a causa delle attuali modalità prevalenti di
comunicazione che non privilegiano la relazione interpersonale diretta , da sempre il nostro strumento più forte di
proselitismo, ma ci dobbiamo impegnare diversificando e moltiplicando le
attività. È fondamentale seguire il percorso
di crescita culturale dei giovani offrendo opportunità di riflessione ed esperienze significative attraverso la
collaborazione con la scuola e con le altre agenzie educative, essere presenti
nella vita comunitaria e nelle reti di
solidarietà e volontariato di cui sono ricche le nostre comunità, dedicare
risorse e strumenti ad un'informazione e promozione associativa chiare e
permanenti, arricchire e garantire
un'esperienza associativa soddisfacente ai nostri soci donatori, potenziare
l'attività di formazione dei nostri dirigenti associativi (specie nella
comunicazione, nella gestione dell'organizzazione e della raccolta), rafforzare
la collaborazione con le Istituzioni. Potremmo continuare ancora per molto, ma
sappiamo di parlare a una platea che ha fatto di queste attività una sua
missione e che ha sufficiente responsabilità ed entusiasmo per andare oltre.
Buon lavoro a Tutti!
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